Fiume Bojaccia. Delitti e misteri romani sul Tevere by Raffaella Bonsignori

Fiume Bojaccia. Delitti e misteri romani sul Tevere by Raffaella Bonsignori

autore:Raffaella Bonsignori [Bonsignori, Raffaella]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Leone X, Fascismo, Benedetto III, Liutprando, San Pietro, Schiller, Francesco Cenci, Palazzo Cenci, criminologia, Zanardelli, History, Orazio Gentileschi, Ponte Sant’Angelo, Ospedale Fatebenefratelli, Lorenzo il Magnifico, Giovanni De’ Medici, Damiano Damiani, Fritz Lang, Eliogabalo, Michelangelo, Leone IV, Carlomanno, Giovanni IX, curia, Rione Regola, General, supplizio dei Cenci, Rinascimento, mussolini, Massimo Decimo Meridio, Costantinopoli, Tevere, Lucrezia Borgia, Eleuterio, Guicciardini, Strindberg, Papato, Dio Sole, Paolo Bruno, Giovanni Sforza, Alessandro VI Borgia, Balzani, Borgia, pedofilia, Beatrice Cenci, Sinodo, Palazzo Montanari, Teodoro II, Niccolò I, Giovanni VIII; Stefano V, Ponte Rotto, Carlo il Grosso, Vincenzo teti, Santa Maria dell’Orto, Regina Coeli, Amerigo Capponi, pretoriani, Monsieur Verdoux, Commodo, S. Maria in Trastevere, Marco Aurelio, Augusto, Stefano VI, Anastasio, Jacopo Mattei, inquisizione, Rosa Angeloni, chiesa, delitti, Ponte di Ripetta, dopoguerra, Esculapio, Augusto Formilli, Esquilino, Papareschi, Roma, Cesare Borgia, Machiavelli, Paolo IV Carafa, Campidoglio, Carlo il Calvo, Alessandro, Concilio di Troyes, Orson Welles, Guidoni, Alessandro Mattei, Social Science, Innocenzo VIII, Lotario I, Harold Pinter, Petrarca, Pio IV, Savonarola, Clemente VIII, Giulia Farnese, Aventino, Ponte Mazzini, Luigi Pirandello, Isola Tiberina, Medioevo, Landru, Teutgarda, Kafka, Criminology, profiler, Domenico Bruno, Via Cola Di Rienzo, Adriano II, barcarolo romano, Donato Carretta, Paolo IV, Via Tomacelli, Santa Maria del Popolo, Cristoforo Cenci, Luciana Cristallo, Castel Sant’Angelo, Gabriele D’Annunzio, Arsenio, Milton, stalking, Patrizio Franceschelli., Fosse Ardeatine, Girolimoni, Ponte Garibaldi, Duca di Gandìa, Salvo D’Acquisto, Ludovico Ariosto, Giacomo Cenci, Cavallerie Rusticana, Ludovico il Balbo, Formoso, misteri, Mascagni, Testaccio, Shakespeare
ISBN: 9788869340444
Google: 8ULNsgEACAAJ
editore: Bibliotheka
pubblicato: 2015-12-15T13:18:55+00:00


§ 1 – Il teatro vivente

Anche se, dopo l’unità d’Italia, Roma si popola delle tante persone che vengono da ogni parte della penisola a lavorare per il neo costituito Stato e muta la struttura stessa della città, non più costruita solo all’ombra di S. Pietro [Andreotti], i diversi dialetti ed una naturale reciproca diffidenza rendono ardua l’integrazione e la città rimane sostanzialmente un’isola all’interno del Regno, sempre eguale a se stessa, in una sorta di pigra pacatezza estranea al fermento italiano di quegli anni. Roma è città piena di misteri, ancora riottosamente legata al passato, ai propri costumi, ai propri fantasmi; una città stretta nella morsa di un tipico provincialismo sui generis, elegante, sorniona, toccata da indifferenza e distacco rispetto a tutto ciò che è forestiero, nell’educato riguardo per l’altro, ma in assenza di qualunque timore reverenziale. È proverbiale, del resto, la superiorità irriverente, pur simpatica e mai presuntuosa, che il romano mostra in ogni occasione, a prescindere da chi abbia di fronte. Si narra che nel 1888 Umberto I, durante una battuta di caccia, sia entrato in un’osteria e, volendo fare uno scherzo all’oste, invece di palesare il proprio rango, forse conscio di non ricevere i giusti onori, abbia attribuito al proprio accompagnatore un lignaggio d’alta nobiltà, presentandolo addirittura come l’imperatore Guglielmo di Germania. Ebbene, l’oste, pulitosi la mano sul grembiule, l’avrebbe tesa all’ospite, che credeva Imperatore di Germania, dicendogli semplicemente “m’arilegro” [Fattorosi Barnaba, 21]. Ecco, lo spirito romano!

Inevitabilmente, dunque, anche in quegli anni di fermento politico, una sorta di aristocratico isolamento accompagna la vita della città: il silenzio è rotto solo da qualche carrozza, dal vocio dei mercati, dal martellare degli artigiani fuori dalle botteghe, dai macchinari usati per arginare il Tevere, teatro di fin troppe inondazioni, dal sospiro dei pomeriggi assolati, rinfrescati dal ponentino, dalle sarcastiche e provocanti canzoni del Sor Pietro Capanna, trasteverino, dirette soprattutto agli esponenti del clero [Bragaglia], forse per quell’ipocrisia che legge nell’essere ricchi e politicanti, predicando povertà e spiritualità, o nell’essere, a volte, attenti ai piaceri terreni palesando castità. Le sue parole si animano sempre sulla stessa aria musicale, tratta da una novena di S. Alfonso de’ Liguori, incarnando così la quintessenza del sacro e del profano, che è, poi, il destino stesso della romanità, sempre in bilico tra città e Papato.

Le maschere romane non sono solo personaggi carnascialeschi o protagonisti di commedie; si animano ogni giorno tra la gente [Verdone (1)].

“Anvedi quello, me pare Pippetto” si sente dire in strada, indicando con quel nome, Pippetto, una delle più famose caratterizzazioni teatrali romane che, più in là nel tempo, troverà vittima d’eccellenza persino in Vittorio Emanuele III [Bragaglia; Malizia (1)].

Ed, ancora, “A Ruganti’ nun te mette a ruga’ cco’ mme!” si dice perentoriamente, cercando di indurre taluno a moderare il proprio atteggiamento provocatorio e polemico.

E provocatorio è anche Cassandrino, vecchietto impertinente, poco acculturato, ma estremamente arguto [Severi; Verdone (2); Verdone (3)].

Alle maschere si dà voce ogni giorno, dunque.

La Roma di fine Ottocento ama sconsideratamente le facezie partorite nella quiete di un vivere tutt’altro che frenetico.



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